Il privilegio di battere moneta nell’Asti medievale
Nell’anno 1141 alla ricca città di Asti, punto di snodo di importanti rotte commerciali dell’Italia occidentale, venne concesso per la prima volta da Corrado III il Salico, lo “ius faciendi monetam”, vale a dire il privilegio di battere moneta. Da quella data iniziò così l’attività della “ Casa della Moneta “, la zecca astigiana. Una sorta di svolta epocale nella storia della nostra città.
Dal 1141, il denaro e il soldo prima, il grosso (o terzarolo) e l’obolo in seguito e, infine, il grosso tornese, furono le monete coniate da esperti zecchieri che accumularono nelle mani delle famiglie aristocratiche astigiane ingenti ricchezze.
A partire dal quattordicesimo secolo il diritto di conio di monete d’oro e d’argento venne concesso anche a famiglie nobili residenti in alcune località ubicate a breve distanza da Asti: possono essere citati in proposito i conti Radicati in Passerano, i conti Montafia in Montafia, i principi Dal Pozzo in Cisterna, i marchesi Cacherano Malabayla d’Osasco in Rocca d’Arazzo e i conti Mazzetti in quel di Frinco.
Il proponimento del corteo storico rosso-azzurro è quello di offrire ed illustrare uno scorcio dell’attività degli zecchieri astigiani impegnati nei delicati lavori di conio e oltre a questo di presentare le ricche e blasonate famiglie della provincia che contrassegnarono le monete con i loro prestigiosi nomi e i loro prestigiosi stemmi araldici.
La Chiesa
Il nome del Rione deriva dalla pregevole chiesa parrocchiale (sec. XVIII) dedicata a Santa Caterina d’Alessandria d’Egitto. Adiacente alla chiesa si ammira la Torre Rossa o di San Secondo, che nella parte inferiore conserva la struttura di porta palatina della cinta muraria di epoca romana. Il primo Palio è stato vinto dai rosso-celesti nel 1970, che hanno poi trionfato nuovamente nel 2003 e nel 2014.
Il Rettore
Il Rione rossoceleste, non sazio dopo la vittoria nel 2014, si presenterà in piazza tenendo nel mirino l’obiettivo massimo. E per regalarsi una nuova gioia l’infaticabile Rettore Nicoletta Sozio riproporrà al canapo il fantino di due anni or sono, Andrea Mari, detto Brio. Con un “manico” del genere sognare è lecito.