In giroccoro per l’Italia per promuovere il suo terzo album, Rocco Hunt sabato ha toccato anche Astimusica. Un concerto che raccoglie intorno al palco p
oche centinaia di persone, numeri modesti forse per via di un’altra data, pochi giorni prima, a Grugliasco. Eppure il live è ben confezionato e seguito con calore dai fan. Già, perché “Rocchino” – con questo nomignolo più volte fa riferimento a se stesso – ha un pubblico acceso che canta con lui, salta quando lui salta, chiede a gran voce il ritorno sotto i riflettori quando si allontana dietro le quinte. Quasi tutti tra i sedici e i vent’anni, qualcuno insieme ai genitori, tutti comunque con lo smartphone sempre acceso a catturare istanti di spettacolo. Una bella responsabilità per Rocco avere tanti ragazzi che ripetono le sue rime, ragione in più per scoprire di cosa parlano i pezzi di questo fenomeno 21enne, cresciuto a pane e rap a Salerno, nel 2014 vincitore a Sanremo Giovani con la sua Nu juorno buono. Nei suoi brani intreccia italiano e dialetto per denunciare la violenza sulle donne, la mancanza di lavoro, la cattiva politica. Celebra l’utilizzo della marijuana ma non dimentica i sentimenti, soprattutto diverte e fa muovere mani e piedi anche a chi non lo conosce. Sul palco di piazza Cattedrale saluta chi ha addirittura portato uno striscione, autografa un disco, si cimenta brillantemente nel freestyle. E sbirciando il calendario di Astimusica ironizza sulla presenza di Al Bano: «Vorremmo restare per sentirlo». Poi un selfie con gruppo e pubblico che finisce subito sulla sua pagina Facebook ufficiale. Lontano anni luce dal sarcasmo di una certa cultura hip hop italiana, Rocco Hunt è piuttosto un artista dai messaggi tanto trasversali e, in fondo, positivi, da essere genuinamente pop. Con il merito di lasciare qualche stimolo di riflessione ai suoi fan. All’uno e agli altri, non ci resta che augurare di maturare nel migliore dei modi.
Enrico Panirossi
Stasera swing e folk con gli Stranivari
E questa sera sul palco di piazza Cattedrale saliranno gli Stranivari, quartetto di Urbino che si muove tra swing, folk e reggae. La loro è la storia di un pugno di musicisti randagi che viaggiavano con il loro strumento senza alcuna discriminazione di strade, piazze e locali. Dove si sentivano accolti si sedevano, aprivano le custodie e suonavano. Un viaggio nella musica, nelle culture che si incontrano e mescolano le proprie radici formando un’unica ed inimitabile composizione. La data di Asti fa parte del tour “Padrone Garzone 2016”, sul palco portano brani tratti dall’album omonimo e calypso dei brani più celebri della canzone italiana. Gli Stranivari sono Federico Del Bianco (voce e chitarra), Luca Filipponi (chitarra e voce), Leonardo Battistelli (basso, voce, trombone) e Andrea Carloni (batteria). L’ingresso alla serata, con inizio alle 21.30, è libero